venerdì 31 luglio 2009

Bambi meets Godzilla



Una chicca di due minuti, che non necessita di nessuna recensione. Diciamo solo che nel 1994 è stato votato tra i 50 migliori cartoni animati di tutti i tempi.

Guardatelo.


giovedì 30 luglio 2009

Un chien andalou - Un cane andaluso

Oggi vogliamo iniziare un nuovo percorso cinematografico che ci porterà alla visione delle pellicole più significative del cinema d'avanguardia.

Prima di tutto dobbiamo contestualizzare un po', per meglio capire cosa ci ritroveremo a vedere. Il cinema d'avanguardia fu un cinema ribelle, sovversivo e dissacrante, che non produsse molte opere, ma che ebbe un fondamentale impatto sugli sviluppi successivi della settima arte. Grossomodo lo si può collocare cronologicamente tra il 1909 e il 1929 ed è un fenomeno nato e cresciuto solamente in Europa, gli artisti delle avanguardie italiane, russe, francesi, tedesche e scandinave usarono il cinema per creare spettacoli visivi che si allontanavano dall'allora dominante cinema narrativo-commerciale, per creare un spettacolo visivo nuovo.

Questo nostro percorso non sarà cronologico, vogliamo infatti partire dalla pellicola più famosa, l'unica che riuscì ad imporre nell'immaginario collettivo un fotogramma dal forte impatto emotivo.



Stiamo parlando di Un chien andalou, Un cane andaluso. Pellicola del 1929 scritta, prodotta ed interpretata da Luis Buñuel e Salvador Dalì e diretta dal solo Buñuel. Le sue radici affondano nel surrealismo francese anche se riesce ad andare oltre costruendo un'attenta critica al Dadaismo. I due autori infatti costruiscono una storia, quindi le immagini appaiono funzionali al soggetto stesso e non sono più semplici elementi visivi attrattivi (come invece accadeva nelle pellicole dada). Il film è un susseguirsi di scene senza apparente connessione, che causa nello spettatore l'impressione di assistere alla messa in scena di un delirio onirico. In realtà i contenuti hanno significati molto profondi, leggibili alla luce della psicanalisi. Il tema del film è quello di un uomo e una donna attratti reciprocamente da una pulsione erotica intensa e violenta (tra le prime rappresentazioni cinematografiche di una sensualità così esplicita), ma una serie di situazioni e figure si interpongono fra i due. Le visioni sembrano scaturire dall'inconscio più profondo dell'uomo (ricordi di scuola, il doppio, la scatola con gli oggetti cari), mentre la donna è quella che guarda, attende e cerca l'uomo, ma quando viene toccata lo respinge con orrore.



Riguardo questa pelliccola si potrebbero scrivere libri interi e l'han già fatto persone sicuramente più preparate e competenti di noi, quindi non vogliamo aggiungere altro, speriamo solo di aver stuzzicato la vostra curiosità. Il senso di questo nostro percorso attraverso l'avanguardia di inizio secolo ha il semplice scopo di mostrare come queste pellicole sovversive e immorali per i canoni dell'epoca siano state la forza trainante di tutto un cinema che verrà in futuro. Cinema che noi amiamo e apprezziamo e cerchiamo di aiutare ad emergere come possiamo anche attraverso questo blog. I temi onirici e surreali, tutta l'analisi psicologica e psicanalitica, gli aspetti violenti e disturbanti... Tutti nati attraverso queste poche ma fondamentali pellicole di inizio '900.

Buona visione di Un chien andalou.


lunedì 27 luglio 2009

Rosso Sangue



Nell'olimpo dell'horror italiano, accanto ai tre mostri sacri Bava-Argento-Fulci risiede un quarto regista, forse meno famoso rispetto ai primi tre ma che di certo non è da meno in quanto ad importanza nel genere, stiamo parlando di Joe D'Amato, all'anagrafe Aristide Massacesi. Regista che, dati alla mano, può essere considerato il più prolifico in Italia e che ha messo passione e idee in ogni suo progetto, dal porno (suo il primo film italiano) all'horror.



Forse al grande pubblico D'Amato viene in mente per tutti i film erotici ma la sua vera passione erano gli horror, anche per questo nel corso della sua carriera è riuscito a fondare una piccola casa di produzione che ha dato i natali, cinematograficamente parlando, ai primi lavori di Lamberto Bava e Michele Soavi. Purtroppo D'Amato riuscì a girare solo una manciata di horror ma con questi pochi riusci ad imporsi internazionalmente, per questo ancora oggi è riconosciuto come uno dei registi più importanti al mondo. Sicuramente i suoi horror più famosi sono Buio Omega e Antropophagus. Il film che invece vi presentiamo oggi, Rosso sangue, inizialmente doveva essere il seguito di Antropophagus anche se poi Luigi Montefiori, sceneggiatore e protagonista (per intenderci, il mitico cannibale che nel primo film si mangia prima suo figlio poi le sue stesse interiora), decise di modificare la storia e rendere la pellicola indipendente da qualsiasi altra storia.

Ma veniamo alla storia, il protagonista è Niko, un criminale che ferito in un inseguimento è costretto a sottoporsi a cure mediche in ospedale. Qui si scopre che l'uomo è una sorta di super-uomo, con una rigenerazione cellulare impressionante che lo rende praticamente invulnerabile. Ecco, qua possiamo dire che finisce la trama e inizia il massacro. Niko pur di evadere dall'ospedale e poi scappare via sperimenta ogni modo possibile per uccidere le persone. In ospedale mieterà le sue prime vittime, poi si rifugerà in una macelleria dove si sentirà a suo agio tra tanto sangue e quindi olè, altri omicidi. La parte finale del film si svolgerà in una casa dove Niko tenterà un massacro che non andrà a buon fine...



Sicuramente uno dei meriti di Joe D'Amato è quello di essere riuscito ad andare oltre i normali canoni negli omicidi. Non dei semplici assassini ma veri e propri maniaci, che uccidono senza uno scopo preciso. Siamo di fronte al primo slasher italiano, forse il più riuscito nel nostro cinema di genere, che è si fortemente debitore nei confronti di Halloween di Carpenter (violenza gratuita, super-uomo invulnerabile..) ma che sicuramente rappresenta la migliore rielaborazione del film americano. Difficilmente negli slasher si riesce a trovare così tante uccisioni spettacolari.

Un film che farà felici gli appassionati e che potrebbe far conoscere meglio Joe D'Amato a chi ancora non si è avventurato nella sua cinematografia. Un film da vedere anche solo ed unicamente per i metodi poco convenzionali di uccisione. Buona visione.



domenica 26 luglio 2009

Viaggio nella luna

Riflettendoci, non ha senso iniziare un percorso sulla fantascienza o suoi filoni senza prima citare le basi su cui si poggia il genere stesso. Ci sembra giusto, quindi, affiancare alla fantascienza moderna anche i primi film che possono essere ricondotti al genere, pellicole che in molti casi tutti conosciamo in modo però inconscio. Questo perchè certe sequenze, certi fotogrammi fanno parte dell'immaginario collettivo anche se non tutti ne conoscono la loro origine. Uno dei casi più importanti è sicuramente quello della Luna di Méliès.



Questo famosissimo fotogramma è tratto da Viaggio nella luna, quello che può essere considerato il capolavoro assoluto del pioniere filmico francese che assieme a Viaggio nell'impossibile (che posteremo tra pochi giorni) sono le matrici che daranno poi forma alla fantascienza come la conosciamo noi. Parliamo di fantascienza anche se per inizio '900 sarebbe più consono parlare di cinema fantastico, visto la poca suddivisione in generi che ancora permaneva all'epoca. Méliès e pochi altri si discostavano dal cinema fatto di vita reale, avevano capito che le possibilità che questa nuova arte offriva erano praticamente infinite. Ecco quindi che ampio spazio veniva lasciato all'ingegno e all'immaginazione, sfruttando tutto ciò che si poteva. Si deve a loro (ma in particolare a Méliès stesso) l'invenzione del montaggio e di altre tecniche cinematografiche. Insomma, tutti si ricordano dei Lumiere, forse sarebbe anche il caso di citare Georges Méliès.


Ma veniamo alla pellicola in questione. Nasce come esplicita parodia di Dalla terra alla luna di Jules Verne e di I primi uomini sulla luna di H. G. Wells e viene girato nel 1902 nei pressi di Parigi. Muto, girato con pellicola b/n a 16 fotogrammi al secondo è composto come film a quadri, cioè come una serie di scene a inquadratura fissa (con sfondi diversi e durata variabile), inanellate una all'altra per comporre una storia. La sensazione è sicuramente quella di trovarsi davanti ad uno spettacolo teatrale, o meglio, ad un balletto vista la frenesia e la velocità in cui le varie scene si susseguono. Ma veniamo alla storia, un gruppo di astronomi decide di mandare degli uomini sulla luna per esplorarla mediante un enorme proiettile che si andrà a conficcare poi nell'occhio del satellite. Uno volta sbarcati scopriranno che la luna è abitata da degli indigeni appartenenti ad una fiorente società gerarchica con tanto di re. Il film si chiude con la roccambolesca fuga degli uomini che per scappare dalla prigionia a cui li avevano ridotti gli indigeni faranno cadere il proiettile verso il basso, verso la Terra.


Un film fondamentale per qualsiasi appassionato di sci-fi ma che merita d'essere visto da chiunque sia interessao al cinema in generale. Pietre miliari della nostra cultura come questa dovrebbero essere fatte vedere nelle scuole. La cultura non è fatta solo di libri.


venerdì 24 luglio 2009

Le Avventure del Ragazzo del Palo Elettrico

Dopo una serie di gialli all'italiana e qualche altra piccola rarità, torniamo a parlare di ciò che più ci piace, la stranezza, l'inusualità, il rompere le regole: torniamo a parlarvi di Weird.

Prima di tutto è importante premettere che è il film è stato girato con un budget irrisorio e, conseguentemente, con pochi mezzi.

Contestualizziamo un attimo: 1987, parliamo del primo mediometraggio di Shinya Tsukamoto un artista (sì, artista) che verrà con gli anni definito il capostitipe del cyberpunk giapponese e il suo successo culminerà con il più quotato Tetsuo.



Ma veniamo dunque a parlare della pellicola: la trama è piuttosto intriccata e Mr.Tsukamoto non è ci viene certo incontro per farcela capire; nonostante ciò (e nonostante la pessima recitazione) è ampiamente intuibile, io la definirei quasi un prototipo del celebre Donnie Darko, trama ovviamente incastonata in background completamente diversi.

Il film è davvero un'esperienza che va oltre al cinema anche se qualche volta il risolino non riesce a non scappare, gli effetti speciali lasciano a desiderare più di quanto possiate immaginare.

Ma parliamo dunque della trama, un ragazzo è nato con un palo elettrico nella schiena, non si sa per quale motivo ne come mai ma il simbolismo è ben chiaro: portare la luce, portare la luce è il compito di Hikari, il giovane ragazzo deforme che dovrà affrontare una rivisitazione cyber dei vampiri, gli Shinsegumi che cercheranno di allontanare la luce e la serenità dalla terra.



Tra l'altro, non vorrei essere eretico ma permettetemi un piccolo parallelo, in Neon Genesis Evangelion, il protagonista si chiama Hikari... Casualità? A livello tecnico non possiamo dir molto, il montaggio ha alcune pecche qua e la, la recitazione come già detto non è delle più convinceti ma già da questo primo lavoro si possono vedere tutte le tecniche e i dettagli che diventeranno particolarità di Tsukamoto e con Tetsuo diventeranno poi caratteristiche fondamentali delle pellicole cyberpunk. Personaggi le cui carni si mescolano con oggetti, violenti combattimenti nei sobborghi delle metropoli giapponesi, uso sperimentale (e artigianale) dello stop motion... Insomma il regista tenta ogni cosa che gli passi per la testa, idee che poi raffinerà nel corso degli anni. Dettaglio che riguarda il cast, tutti gli attori sono gli stessi che poi parteciperanno a Tetsuo, tra l'altro alcune scene di questo film compariranno sul televisore domestico del salarymen protagonista del film successivo. Beh non resta molto da aggiungere, godetevi il film tenendo sempre ben a mente cosa state vedendo, perchè questo è un film che merita di essere visto, indubbiamente per la sua particolarità ma anche per le influenze che apporterà nel cinema di Tsukamoto, in quello giapponese e non solo.

mercoledì 22 luglio 2009

Lo strano vizio della signora Wardh

Torniamo a parlare della nostra tanto amata Edwige. Torniamo a farlo presentandovi il già citato Lo strano vizio della signora Wardh, sempre di Sergio Martino.

Il film uscì nelle sale il 15 gennaio del 1971 e di certo non passò inosservato. Non molto per la trama, molto differente da Tutti i colori del buio, questo infatti è un tipico thriller all'italiana degli anni '70, forse solo con una trama molto più complessa. La storia si basa su vari intrecci sentimentali, o meglio, morbosi che ruotano attorno a Julie, protagonista interpretata dalla nostra Fenech che se la dovrà vedere con un assassino che richiama alla memoria i buon vecchi maniaci di Argento.
Ma come già detto, la trama è molto più complessa di quanto ci si possa aspettare, il film rivela diverse sorprese e Martino ci fa assaporare, in alcune sequenze, l'atmosfera di surrealismo che regnerà invece sul successore
Tutti i colori del buio (di cui abbiamo parlato qui).

Una nota va fatta anche sul forte uso di scene erotiche, che però non risultano mai essere volgari, anzi molto espressive e passionali, grazie ad inquadrature davvero azzeccate.


Alcune piccole chicche, la frase che compare nel biglietto che accompagna il mazzo di fiori (attorno alla prima mezz'ora di film) dà il titolo al film che uscirà l'anno seguente, Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, sempre con Martino alla regia e la Fenech come protagonista.


Un altro riferimento ad una pellicola, questa volta antecedente al film, che ho notato, è stato quello a La Goccia d'Acqua del maestro Mario Bava, casuale? Forse, ma non ne sarei così sicuro.


Insomma, la tensione non è di certo il punto forte di questo film ma ci sono molti altri motivi per cui apprezzarlo, a partire dall'insolita trama passando per le inquadrature originali e finendo sul corpo della nostra cara Edwige.
Un film diverso dalle tendenze anni '70, da vedere.

http://www.movshare.net/video/ayf28vq9zpwpl

(ricordiamo che è stato caricato il terzo episodio di Serial Experiments Lain e lo potete trovare qui)

martedì 21 luglio 2009

Gamera - Il Mostro Invincibile

Dopo avervi proposto qualche film un po' più "pesante", oggi ci spostiamo su tutt'altro genere: una rara pellicola sci-fi più trash che mai!


In questa pellicola ci sono tutte le componenti per formare un film trash di rara ilarità:

1) Combattimenti A CASO tra mostri giganti con effetti speciali degni del peggior disegnatore di paint.
2) Alieni improbabili che tentano di conquistare il mondo.
3) Una tartaruga gigante che sputa fuoco.

Questi tre punti dovrebbero già invogliarvi a visionare questo capolavoro del cinema trash, ma se non vi bastasse posso raccontarvi in breve la "trama":
un gruppo di alieni per conquistare la terra deve uccidere Gamera (PERCHE!? Non viene assolutamente spiegato) e decide di indagare sul suo passato tramite una sonda (???) per scoprire il suo punto debole, il passato della testuggine sputafuoco sono 20 minuti di epici combattimenti tra mostri giganti (tra cui il mitico GYAOS). In ogni caso gli alieni decidono di prendere in ostaggio due ragazzini, perchè il punto debole di Gamera risultano essere appunto i bambini, sotto questo ricatto Gamera viene ipnotizzato e dovrà obbedire ad ogni ordine degli alieni, da qui si svilupperà l'avvincente trama del film.

Il massimo delle risate arriveranno sul finale, ovvero l'alieno finale vs. gamera, scontro davvero pauroso per il quale amerete di cuore il capo-alieno, o come lo vogliamo chiamare..

Che dire di questo film? Non riesco nemmeno a prenderlo seriamente, l'ennesimo fail Giant Monster che non può che rivelarsi fonte di innumerevoli risate, eccolo per voi in tvrip, scusate per la qualità davvero scarsa, ma rendetevi conto di che film stiamo parlando!
Ricordo che il film è stato girato nel 1968, non resta che lasciarvi godere di fronte agli effetti speciali di questo capolavoro.


http://www.movshare.net/video/zutkg2q8xgjbi

(ricordo che è stato caricato il secondo episodio di Serial Experiments Lain, lo potete trovare qui)

domenica 19 luglio 2009

La Casa dalle Finestre che Ridono

Continua il nostro viaggio attraverso il genere cinematografico che ha reso (relativamente) famosa l'Italia nel mondo: thriller all'italiana, giallo, thriller/horror, chiamatelo come volete.

Dopo Tutti i Colori del Buio ci proiettiamo 4 anni avanti, corre appunto l'anno 1976 quando Pupi Avati gira (in sole 5 settimane!) quella che andrà ad essere una delle perle più splendenti del cinema italiano, La casa dalle finestre che ridono.


Il punto di forza di questo film è l'abile intreccio costruito sulla misteriosa storia del pittore maledetto Buono Legnani, detto anche "il pittore delle agonie", storia che tiene alta la tensione del pubblico e l'attenzione del giovane Stefano, restauratore chiamato da un conoscente appunto per riportare alla luce una tela rovinata del Legnani, ma è proprio mentre il vecchio amico di Stefano sembra avere qualcosa di importante da dire al giovane, muore misteriosamente, e da qui il lento svolgersi della trama.


Pupi Avati preferisce creare tensione semplicemente con inconsueti rumori casalinghi e una cassetta con strane registrazioni, piuttosto che abbondare con il sangue, il che è un bene perchè con il suo stile unico renderà la pellicola una delle più inquietanti mai girate in Italia. Non resta che augurarne una buona visione, sia ai neofiti del genere che ai grandi appassionati che sicuramente ne avranno già goduto, inoltre consiglio l'acquisto dell'edizione restaurata in DVD, decisamente tutt'altra qualità.


http://www.movshare.net/video/bf40ginox0e0e

venerdì 17 luglio 2009

Tutti i Colori del Buio

Prima di iniziare a parlare di questa perla del cinema italiano, vorrei far notare che Sergio Martino è lo stesso regista dei vari L'Allenatore nel Pallone ecc. e nonostante ciò il suo apporto al thriller italiano è decisamente notevole (vedi: Lo Strano Vizio della Signora Wardh, sempre con la nostra cara Edwige)


Liquidata la premessa, iniziamo a parlare del film in se. Da cosa partire se non dal genere?
Dunque la pellicola propone un mix tra il thriller all'italiana e horror di stampo esoterico, chiari sono i riferimenti al ben più noto film di Polanski, Rosemary's Baby.

La trama è abbastanza semplice, Jane Harrison (interpretata dalla bella Edwige Fenech) è in shock post-perdita del figlio in grembo e l'unico rimedio che sembra funzionare ha a che fare con una strana setta...

Il fattore che rende speciale il film di Martino, però, sono le sequenze oniriche che aprono e si susseguono per tutto il film, la sequenza d'inizio in particolare.
Altre scene degne di nota sono Il Sabba al quale partecipa Jane Harrison e la passeggiata al parco con Marina Malfatti da cui estraiamo questo minidialogo

"Anche io ho avuto i miei problemi. Non come i tuoi, forse più gravi e ne sono uscita fuori completamente" "Ma come hai fatto?" "Lo sai cos'è un sabba?"

In sostanza, un film consigliato agli amanti del cinema anni '70 italiano (ricordiamo che la pellicola è stata girata nel 1972) dal retrogusto di bmovie, non potranno non rimanerne affascinati.
Non resta che augurarvi una buona visione (i commenti non ci dispiacciono, fateci sapere cosa ne pensate!)


http://www.movshare.net/video/uc0l0pxu0f64w




Begotten

Quando parliamo di Weird parliamo di un genere cinematrografico la cui attribuzione è strettamente soggettiva. Si può infatti definire Weird tutto ciò che appare bizzarro o astratto agli occhi dello spettatore, il che, come precedentemente affermato, è soggettivo.
Quando un film è Weird, dunque?
Prendo un estratto da una webzine specializzata nel genere e nel cinema "ambiguo":

"Si potrebbe dire che WEIRD è quel film che volontariamente od involontariamente, con un moto iconoclastico, rompe la rete delle regole "ortodosse" cinematografiche e di rappresentazione artistica tipica della maggior parte dei film; non solo, il WEIRD crea una frattura fra sé (il modo in cui si autorappresenta) ed il sistema di valori-percezioni-simboli della realtà dello spettatore. " (Link)

Una pellicola che viene spesso accomunata al genere Weird è Eraserhead di David Lynch (di cui abbiamo precedentemente proposto la miniserie Rabbits), ma in questo caso
Lynch non supera completamente ogni "regola" del cinema e riesce a far capire più o meno chiaramente (a seconda della nostra percezione) cosa sta succedendo, cosa che invece, in un film come Begotten non accade. Il film culto di Lynch mantiene comunque una trama, ha dei personaggi ben definiti e dei dialoghi, per quanto bizzarri.
In ogni caso avremo occasione di parlarvi (e di farvi vedere, come sempre) anche Eraserhead, questa è solo una breve introduzione al contesto al quale il film viene associato.

Un consiglio che vi diamo è quello di non cercare assolutamente altre informazioni riguardo il film, vi rovinereste la sorpresa. Poi forse sarebbe anche il caso di sottolineare come questo film sia veramente straziante e disturbante... Però poi rischiamo di farvi cambiare idea riguardo la visione :)



Due appunti tecnici, il film è in b/n pur essendo stato girato a inizio anni '90, scelta stilistica estrema ma di forte impatto emotivo. Bisogna poi stare molto attenti a titoli di testa e coda, sono parte integrante del film e grazie a loro si possono cogliere dettagli fondamentali.
Riguardo la trama, beh, non si può dir molto... Il tutto alla fin fine si basa sulle sensazioni e gli stati d'animo personali dello spettatore, che interiorizza e prova sulla propria pelle ciò che sta vedendo sullo schermo. Questa è la vera forza di Begotten. Ma non vogliamo aggiungere altro per non rovinarvi nulla. Lasciatevi condurre ai limiti del cinema con Begotten. Buona visione.

mercoledì 15 luglio 2009

Rabbits

Ok, ci siamo. Finalmente siamo partiti. Prima di tutto le presentazioni, Mybloodyedwige è un semplice blog che vuole far conoscere al grosso pubblico film altrimenti poco noti oppure difficili da recuperare o ancora non doppiati in italiano. Aldilà dei generi ci importano i film in sè, il valore e la loro unicità. Il vero trash è ciò che oggi definiscono cinema di successo.

Bene, basta formalità, sono già troppe le poche righe scritte. Veniamo subito alla prima opera caricata, Rabbits di David Lynch, miniserie di 8 episodi (qui proposti in un unico file) inizialmente caricati sul sito del regista stesso. Non esiste la versione in italiano, noi ve la proponiamo coi sottotitoli.



Protagonisti della miniserie sono 3 conigli dalle fattezze umane che parlano e interagiscono tra di loro in modo assolutamente surreale e bizzarro in un perfetto set di sitcom. Direttamente dalle sitcom arrivano pure le risate del pubblico anche se qui sembrano messe puramente a casaccio, senza che vi sia una logicità di collegamento con le battute dei personaggi. Certo ci sono le risate, ma i loro discorsi oscuri e onirici ci fanno a cazzotti.

Senza dubbio l'intento di Lynch è di colpire determinati ambienti dello spettacolo oltre poi un certo tipo di pubblico ma forse nella sua mente voleva andare ben oltre. Se i riferimenti al suo Inland Empire sono chiari, quelli al sempre suo Twin Peaks sono più oscuri e ostici ma i richiami alle atmosfere da Loggia Nera sono senza dubbio innegabili. Le discussioni in merito al significato sono innumerevoli e noi certo non ci mettiamo becco, che ognuno la pensi come vuole...

Ora tocca a voi farvi un'idea in merito. Questo è il link per la visione (e il download) di Rabbits, buona visione!

http://www.movshare.net/video/oq5p1556gi1gv

(ci scusiamo per l'audio non in sincrono, ma questa è l'unica versione sottotitolata in italiano esistente)