lunedì 4 aprile 2011

Anche i nani hanno cominciato da piccoli

Il film di cui andremo a parlare è la terza produzione del tedesco Werner Herzog, reso noto al pubblico al festival di Cannes del 1970.
L'ambientazione spagnola è tra le più aspre ed impervie, il complesso di edifici dove si svolgono i fatti narrati è circondato da un paesaggio semi desertico, memore di antiche eruzioni vulcaniche.
Premessa sui personaggi: tutti, nessuno escluso, sono affetti da nanismo di vario genere, nessuno di essi è un attore professionista.


La prima scena è un campo medio su Hombre, la
cui presenza e risata (quasi isterica) ci accompagneranno per tutto il film, in un anonimo stanzone vuoto, impegnato a metter per il verso giusto un cartello con scritta una serie numerica.
Stacco, seconda scena: una gallina ne becchetta un'altra, morta, ed inizia ad inghiottirne le piume.
Si ritorna su Hombre e subito il dialogo ci porta in mezzo ad un interrogatorio e ad un flashback a mostrarci gli eventi passati.
Il film continuerà sulla stessa linea, dove il grottesco sfocia nell'inquietante, nel malato, nel macabro; la solita indiscutibile classe di Herzog insomma.
A scandire la pellicola ci sono solo tanti silenzi e due sole canzoni alternate, a richiamare forse l'ambientazione ispanica, sono canzoni popolari, probabilmente locali.
Non abbiamo un tema specifico, come dichiarato dallo stesso regista, ma la semplice narrazione di una vicenda, sebbene, nonostante questo, credo sia impossibile non vedere qualcosa di più in questo microcosmo avvolto da una spirale di violenza che si fa sempre più stretta ed asfissiante.


A voi.

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