domenica 19 luglio 2009

La Casa dalle Finestre che Ridono

Continua il nostro viaggio attraverso il genere cinematografico che ha reso (relativamente) famosa l'Italia nel mondo: thriller all'italiana, giallo, thriller/horror, chiamatelo come volete.

Dopo Tutti i Colori del Buio ci proiettiamo 4 anni avanti, corre appunto l'anno 1976 quando Pupi Avati gira (in sole 5 settimane!) quella che andrà ad essere una delle perle più splendenti del cinema italiano, La casa dalle finestre che ridono.


Il punto di forza di questo film è l'abile intreccio costruito sulla misteriosa storia del pittore maledetto Buono Legnani, detto anche "il pittore delle agonie", storia che tiene alta la tensione del pubblico e l'attenzione del giovane Stefano, restauratore chiamato da un conoscente appunto per riportare alla luce una tela rovinata del Legnani, ma è proprio mentre il vecchio amico di Stefano sembra avere qualcosa di importante da dire al giovane, muore misteriosamente, e da qui il lento svolgersi della trama.


Pupi Avati preferisce creare tensione semplicemente con inconsueti rumori casalinghi e una cassetta con strane registrazioni, piuttosto che abbondare con il sangue, il che è un bene perchè con il suo stile unico renderà la pellicola una delle più inquietanti mai girate in Italia. Non resta che augurarne una buona visione, sia ai neofiti del genere che ai grandi appassionati che sicuramente ne avranno già goduto, inoltre consiglio l'acquisto dell'edizione restaurata in DVD, decisamente tutt'altra qualità.


http://www.movshare.net/video/bf40ginox0e0e

5 commenti:

  1. Ma io sono l'unico ad averlo trovato noioso?

    RispondiElimina
  2. x Riccardo :-)) temo di si', che tu sia l'unico che lo ha trovato noioso :-)))
    e' un film molto bello un horror fatto benissimo come non ce ne sono piu' purtroppo!!
    stefania

    RispondiElimina
  3. L'ho rivisto ieri sera, mi auto-smentisco volentieri ;)

    RispondiElimina
  4. i miei colori accoltellatevi tutti

    RispondiElimina
  5. Visto anni fa su Rete 4. Il finale è un po' una stronzata, ma il resto del film è bello. Poi Pupi Avati si è perso, e vabbeh, tutto il cinema italiano ormai è un giocattolo rotto.

    RispondiElimina